La storia del tè è una delle storie più affascinanti che ci siano al mondo riguardo una bevanda. É una storia lunga millenni che attraversa diverse civiltà. Indubbiamente però, si deve partire e rimanere intrecciati alla storia della Cina.
La storia del tè inizia in Cina
Tradizionalmente la scoperta del tè viene attribuita a Shen Nong nel 2737 a.C. — epoca Neolitica. Non è certo che questo personaggio sia mai esistito per davvero. Però si trovano diverse raffigurazioni di lui, rappresentato come un uomo vestito con foglie e tralci di vite. Si racconta che abbia provato su se stesso 365 piante medicinali e le abbia descritte in un trattato di farmacopea, il primo della tradizione cinese.
Chiamato il divino guaritore si dice che fece bollire dell’acqua per purificarla prima di berla e che in essa siano cadute delle foglie di tè. L’aroma fu così fragrante e il gusto così delizioso che si sentì rinvigorito. Tanto da affermare nel suo trattato che “il tè da vigore al corpo, appagamento alla mente e rende risolute le intenzioni”, tutte proprietà oggi scientificamente riconosciute.
Un’altra leggenda narra di un contadino chiamato Wei che era povero e molto devoto alla dea T’ieh-Kuan Yin. Essa gli indicò l’esistenza di un tesoro nascosto in una caverna dietro al suo tempio. Wei scavò a lungo ma riuscì solo a trovare un piccolo arbusto che trapiantò nel suo giardino, ma che divenne un bellissimo albero di tè. Essendo un buon uomo distribuì i germogli affinché la pianta si diffondesse in tutto il circondario!
Altre storie intorno al tè in Asia
Anche in Giappone e in India si tramandano delle leggende, che sono però molto posteriori rispetto alla Cina.
Narra la leggenda che il saggio indiano Bhodidharma (470-543), principe della casta dei guerrieri conosciuto in Giappone come Darum, andò in Cina per diffondere il Buddismo. Egli praticò Zazen (meditazione) per 9 anni difronte a una parete rocciosa di una grotta e per non addormentarsi si tagliò le palpebre che caddero nel suolo. Grazie alla dea Kuan-Yin esse diedero vita alla pianta del tè. Che di fatti, mantiene lucida la mente.

La pianta si diffuse lungo le sponde dello Jangze e nel 317 il generale Liu Kun della dinastia Chin scrisse al nipote di procurargli il vero T’u, primo nome dato al tè. Solo durante l’epoca della dinastia Tang (618-906) si affermò il termine di Ch’a con cui ancora oggi è riconosciuto. Le foglie del tè venivano raccolte e cotte, poi pestate e compresse sotto forma di torte che una volta essiccate venivano legate con cortecce di canne di bambù. Oltre alle torte venivano preparate delle sfere di tè pressato “Dragon ball”. Durante la dinastia Tang, il tè arrivò in Korea e in Giappone come dono per gli imperatori. Così tramite la via della seta, il tè iniziò a essere esportato in India, Turchia e Russia.
Nell’800 viene scritto il libro più importante della preparazione del tè da Lu Yu (733-800), dove si spiega come utilizzare l’acqua, la temperatura, le spezie per aromatizzare e il sale per insaporire. Verso l’anno mille la bevanda venne considerata nobile, preziosa e vennero costruite le note case da tè.
In Giappone il monaco Jei Sai tornò dalla Cina con i semi e li piantò per la prima volta nel 1191.
L’arrivo nelle terre occidentali
In Occidente si ottengono informazioni sul tè appena nel 1559 a Venezia (epoca della dinastia Ming), nel mentra arriverà come merce solo nel 1598 in Inghilterra e poi in Portogallo.
Nel 1610 il tè in Europa era venduto nelle farmacie e il prezzo era altissimo, ma già nel 1675 si trovava nei negozi di generi alimentari. Gli olandesi importarono il nome di tè come “Tay”, che era il nome che davano i marinai di Amoy (il porto dal quale partiva il tè diretto in Olanda).
Pensate che nel 18° secolo l’interesse per il tè da parte dei Britannici fu tale da far esplodere e causare le Guerre dell’Oppio.

Dall’Occidente al Paese del Sol Levante
Tornando in Giappone, divenne una bevanda popolare intorno al 1400 ma avrà sempre una connotazione religiosa. Nascerà la cerimonia del Cha Do Sodo il cui significato letterale è “acqua calda per il tè”.
Il monaco zen Murata Shuko, il quale affermò che lo zen e questa bevanda hanno la stessa essenza, costruì la prima stanza dedicata ad esso: la Dojisan.
I principi essenziali per una cerimonia dovevano essere 4:
- L’armonia WA
- il rispetto Key
- la purezza Sei
- la tranquillità Jok
Null’altro.
“Il tè non è un gioco e non è un’arte, un assaggio di tè ristora e purifica e illumina sulla legge universale”
– Murata Shuko
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