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Una tazza di tè

Dietro a una tazza di tè vi è molto di più della sola infusione delle varietà ricavate dalla Camellia sinensis... Cosa? Scopriamolo insieme!

“You want a Tea?
No, I want romance. I want music. I want love and beauty.
But not tea, eh?.. Amazing…”
— Woody Allen

L’arte della contemplazione

É forse proprio questo il motivo per cui noi oggi sentiamo la necessità di berci una buona tazza di tè, sebbene in Italia non vantiamo una tradizione legata a esso. Forse, vorremmo contrapporre alla tazzina di caffè presa di corsa al bar con un momento di relax, per abbandonarci alla magia, a quel gusto un po’ retro che ci dona la facoltà di contemplare.

Tè e contemplazione per riprendere le redini del tempo, per godere dell’attimo, per farci avvolgere dalla ammaliante storia orientale, dalla lentezza degli antichi rituali, dall’armonia e dal fascino di lontani paesi.

Origine storico del tè

L’incanto di una tazza calda inizia già durante la fase di preparazione. Nel secolo VIII, Lu Yu, poeta cinese scrisse l’opera “Ch’a Ching” ossia il Canone del Tè, in cui formulò il primo codice per la bevanda trovando nel gesto di preparare e servirlo la stessa armonia e lo stesso ordine che regnano in tutto l’universo.

Ancora più appassionante è la leggenda circa la sua origine. Si narra che nel 2737 a. C. l’imperatore Shen Nung, studioso ed erborista, stando seduto all’ombra di un albero di tè selvatico, vide cadere nell’acqua che faceva bollire, alcune foglie dell’albero. Assaggiato quell’infuso l’imperatore lo trovò delizioso ed euforizzante e così fu scoperto.

Secondo un’altra leggenda, Bodhidharma, ventottesimo patriarca dopo il Buddha vissuto nel VI secolo d.C. dopo aver trascorso anni nella meditazione cedette al sonno. Per questa sua manchevolezza si tagliò le palpebre in modo tale da non incorrere più in questa debolezza. Le palpebre cadute a terra si trasformarono nella pianta del tè che possiede la virtù di tenere desta la facoltà intellettiva e le cui foglie a mandorla ne rammentano l’origine.

Il tè nell’erboristica e le sue varianti

Camelia sinensis, questo è il nome botanico della pianta, è una sempreverde con foglie coriacee e dentate e può raggiungere i 10 metri di altezza. I fiori sono grandi e bianchi e odorano di gelsomino. L’habitat ideale è a clima caldo e umido con temperature tra i 10 e 30 gradi e quote comprese tra 300 e 2000 metri s.l.m. Molti dei tè famosi sono di alta quota, sopra i 1200 m. (Ceylon e i migliori Darjeeling). Le sue foglie vengono impiegate per la preparazione, ma il suo inconfondibile profumo e proprietà possono essere utilizzate anche nella preparazione di prodotti per il benessere come creme, profumi e detergenti viso-corpo.

Tra l’altro, il tè è un po’ come il vino! Il gusto e la qualità del prodotto finale dipendono dal clima, suolo, altitudine, nonché dai metodi di lavorazione, miscelazione, imballaggio e conservazione.

In effetti, quello bianco, verde, oolong, nero, aromatizzato o profumato e pressato sono il prodotto della stessa pianta che ha subito metodi di produzione diversi.

Il tè bianco è rappresentato dai germogli strappati prima che si schiudano e fatti appassire per far evaporare l’umidità. Rimangono di color argento.

Quello verde ha foglie che appena colte vengono essiccate e sottoposte a trattamento termico per bloccare la fermentazione.

Mentre l’oolong le foglie vengono fatte appassire alla luce diretta del sole. Iniziano a fermentare ma la fermentazione viene bloccata dopo circa due ore. L’oolong è sempre a foglia intera.

Le foglie del tè nero vengono lasciate appassire e poi arrotolate. Vengono successivamente srotolate in ambiente freddo e umido per quattro ore per assorbire ossigeno e scatenare la reazione chimica che fa colorare la foglia da verde a rosso ramato. La foglia ossidata (fermentata) viene messa sul fuoco per arrestare la naturale decomposizione e quindi diventare nera.

Alcune regole per preparare una buona tazza di tè

Per quanto riguarda la teiera, la terracotta, l’argento, e la ghisa sono particolarmente adatti a i tè forti (Ceylon, Assam, africani). La porcellana invece è l’ideale per quelli più leggeri, come il verde e l’Oolong. La teiera va riscaldata prima di versarvi le foglie e l’acqua bollente in modo tale da permettere foglie di sprigionare tutta la loro fragranza.

Le foglie andrebbero poste nella teiera prima di versarvi l’acqua e lasciate libere. Come la caffettiera, la teiera non va mai lavata con detersivi, né asciugata all’interno: solo così potrà formarsi quella patina bruna che permette la preparazione di una buona tazza di tè.

Gli inglesi assicurano che il recipiente migliore per bere il tè è la loro “mug” perché in essa il tè resta caldo a lungo. I cinesi preferiscono piccole tazze in porcellana.

Orari più adatti, temperatura dell’acqua e tempi d’infusione

Ci sono tè da mattina, da pomeriggio, da sera o per tutta la giornata In linea di massima i tè verdi sono da evitare da sera, ma perfetti dopopranzo e nel pomeriggio. Gli Oolong non si addicono alla prima colazione.

Bisogna fare attenzione a che l’acqua dell’infusione non abbia sapori particolari alla partenza. La temperatura dev’essere intorno ai 90-95 gradi per i tè neri e gli Oolong, varia da 70 a 85 per quelli verdi. In effetti ogni tè ha la sua temperatura ideale.

Il tempo d’infusione per i tè neri indiani e di Ceylon è di 3-4 minuti, salvo per il Darjeeling first flush per cui ne bastano 2-3, come pure per i tè neri africani.

Quelli neri, cinesi, restano in infusione dai 5 ai 7 minuti.

Riguardo i tè verdi: i cinesi vanno lasciati nella teiera 3-4 minuti. Per gli Oolong sono previsti 5-7 minuti, mentre i tè bianchi a volte devono restare in infusione fino a 15 minuti.

Bene, è giunta l’ora di bere una tazza di tè!

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“Tutte le cose sono belle in sé e più belle ancora diventano quando l’uomo le apprende. La conoscenza è vita con le ali”
Khalil Gibrain
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