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Arnica, l’arruffata margherita giallo-arancio

Vi parlo oggi dell'arnica, un rimedio dai mille impieghi ma che come vedremo non va mai ingerito ma anziché utilizzato sulla pelle per curare diverse condizioni...

L’Arnica montana L. cresce nelle montagne dell’Europa Centrale e meridionale, in prati radi e terreni acidi, fino a 2800 m lì dove si schiudono i rododendri.

È una pianta erbacea perenne della famiglia delle Asteracee o Composite. E in quanto tale, ha un capolino costituito da una parte centrale, composto da fiorellini tubulari gialli, mentre la parte esterna è formata da ligule di colore arancione.

Ha uno stelo ghiandoloso di circa 20/60cm e foglie basali che formano una rosetta. Inoltre, ha un odore acre ed è amara di sapore, ma come vedremo non dovete mai ingerirla!

Origine, antichi utilizzi e scoperta dell’arnica

L’origine del nome Arnica non è sicura. Alcuni affermano che viene dal termine greco ptarmike, cioè starnutire, alludendo al fatto che le foglie hanno questa proprietà. Altri invece, attribuiscono il nome alla parola greca arnakis (pelle di agnello), per via della pelosità delle foglie.

Mentre sui monti è conosciuta col nome di tabacco di montagna, perché i montanari fumavano le foglie essiccate in modo da poter beneficiare delle proprietà della pianta, nello specifico anti asmatiche e decongestionanti delle vie respiratorie.

Sconosciuta agli antichi, dato che cresce solo in alta montagna, è stata nominata per la prima volta da Santa Ildegarda nel “De arboris” col nome di “Wolfgelegena”.

Lei stessa la definì un potente afrodisiaco perché nella tradizione mitteleuropea era dedicata alla dea Freya, infatti veniva utilizzata nei rituali amorosi del solstizio d’estate insieme all’iperico e alla felce.

L’importanza del suo colore solare

Per il suo colore giallo arancione secondo la teoria delle signature, ricorda il colore del livido quando inizia a sbiadire. Pertanto era destinata all’uso contro le ecchimosi. Tra l’altro, i suoi fiori gialli simboleggiano la forza formativa dei raggi solari da essi catturati.

Il carattere, espresso dalle qualità solari di questa pianta e dal meraviglioso ordine in cui sono raggruppati gli innumerevoli fiorellini, uniti a formare un fiore unico, aiuterebbe direttamente il tessuto danneggiato, che ha perso la propria forma, a ripararsi.

Proprietà topiche benefiche dell’arnica

Oggi sappiamo che la pianta ha proprietà analgesiche e antinfiammatorie.

E’ un rimedio ideale contro dolori reumatici e muscolari, nella cura a lungo termine di traumi per shock, contusioni e strappi, nei dolori influenzali e per il riassorbimento di lividi ed ematomi.

Il suo uso è esterno e si trova sotto forma di pomate, gel e frizioni. Ma tenete conto che non va mai applicata su ferite, tagli o abrasioni, ma solo e soltanto sulla pelle integra!

Caratteristiche biochimiche della pianta

Le sostanze che caratterizzano maggiormente l’Arnica montana sono i lattoni sesquiterpenici contenuti nei fiori. Fra questi, si attribuiscono proprietà analgesiche e antinfiammatorie all’elenalina e, in misura minore, la diidroelenalina.

Oltre ai lattoni sesquiterpenici sono state identificate finora ben 150 sostanze terapeutiche attive presenti nell’arnica, quali flavonoidi, oli essenziali, carotenoidi, l’acido caffeico.

Solo adatta a un utilizzo prettamente cutaneo

Viene considerata un must nella fitoterapia, per vie delle sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie dovute ai suoi principi attivi.

Come vi dicevo, è bene sottolineare che, l’arnica montana non va assolutamente ingerita! In quanto potrebbe causare sgradevoli effetti collaterali come: nausea, vomito, diarrea, dolori addominali crampiformi, o addirittura gravi reazioni neurologiche che potrebbero indurre al coma.

Di fatti, storicamente si formulava in alcoliti e oleoliti, macerazione della pianta in alcool o in olio, ed era usata esternamente per prendersi cura di dolori, contusioni, traumi articolari, foruncoli, e anche per contrastare il fuoco di Sant’Antonio.

Anche Goethe dedicò delle parole a questa splendida pianta

Per chiudere in bellezza, vi cito le parole del grande poeta e naturalista Goethe:

“Quando dentro di me, cominciò la battaglia tra la vita e la morte, sentii che le schiere della vita, con questo fiore sul loro vessillo, aprivano con la forza una breccia e preparavano una sconfitta all’esitante nemico mortale e minaccioso. Ringiovanito dalla guarigione, la elogio immensamente ma è la natura infaticabile che dà vita a questo fiore, porta la guarigione e incessantemente rigenera.”

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“Tutte le cose sono belle in sé e più belle ancora diventano quando l’uomo le apprende. La conoscenza è vita con le ali”
Khalil Gibrain
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